Archivio dell'autore: arancioeblu

… POI MI TROVATE QUI

Bologna sta vivendo un letargo esiziale, nulla si crea ma purtroppo molto si distrugge. cioè si consuma quel mix che ne faceva città sprint, città all'avanguardia, per molti addirittura un modello. E' diventata una città inerte che non riesce a fare niente di ciò che serve per tornare su standard europei.

Sono parole di Vittorio Monti, lette ieri sul Corriere Bologna.
Credo abbia ragione.

Buttare un’ora della propria giornata aspettando un Eurostar che sei obbligato a prendere perché altre possibilità non ci sono.
Il tragitto durerà un’ora e quaranta, arriverai a destinazione con un’ora di ritardo, anzi con 59 minuti, giusto per non aver diritto a nessun rimborso.
Non è mai responsabilità diretta di Trenitalia. C’è sempre un fantomatico guasto tecnico, un precedente treno fermo, un’interruzione sulla linea; è sempre colpa di qualcun altro. Viaggi con i tempi di un InterCity al prezzo di un Eurostar, senza diritti e senza tutela.
È il senso di impotenza mia e di impunità loro che mi fa incazzare, non so con chi prendermela, mentre il sangue mi va in bile.
Tocca sperare in Montezemolo e nei suoi avveniristici treni: almeno lì avremo la possibilità di incontrare Giulia Sofia che ci intrattiene con una delle sue memorabili idee.

Nella vita si dice una cosa ed è quella.
Sennò che gente saremmo.

Giacinto Facchetti

Indignarsi mai?

MASSIMO GRAMELLINI – LA STAMPA
             

Mi chiamano Medio Alto, ma il mio soprannome è Rintracciabile.
Sono quello che non può nascondersi, quello che paga. Anche stavolta. Il governo della Libertà mi impone tasse svedesi per continuare a fornirmi servizi centrafricani. E io le verserò fino all'ultimo centesimo, senza trucco e senza inganno, da vero scandinavo. Poi però rimango un italiano e allora mi si consenta di essere furibondo.

Punto primo.
Mi sono scocciato di pagare per il funzionamento di una giostra su cui non esercito alcun controllo.
Il debito lo avete fatto voi e lo saldo io.
Ma avrò almeno il diritto di pretendere che la smettiate di indebitarvi ? A quanto pare, no. Io vorrei che i miei soldi – frutto del lavoro quotidiano e non di una eredità o di un gratta e vinci – servissero a finanziare le scuole e gli asili-nido, a umanizzare le carceri, a ripulire gli ospedali, a pagare gli stipendi degli insegnanti, dei poliziotti e dei tanti impiegati che svolgono con impegno la loro missione di servitori dello Stato. Invece so già che verranno gettati fra le fauci del Carrozzone Pubblico, che se li divorerà in un sol boccone per poi rivoltarsi famelico contro di me, chiedendomi altro cibo. So già che la politica, cioè quell'accozzaglia di affaristi senza ideali che ne usurpa il nome,
li userà per tenere in piedi gli enti inutili, le baracche elettorali, le torme di parassiti che campano da decenni alle spalle dei contribuenti. Non è dunque il prelievo in sé a indignarmi. Ma la sua assoluta inutilità. In attesa di riforme strutturali, che dopo vent'anni di chiacchiere sono ancora e sempre «allo studio», i miei soldi serviranno solo a perpetuare un sistema che non mi piace, a garantire la pace sociale dei furbi, non quella dei poveri.

Punto secondo.
Accetto di farmi spremere, ma non di farmi prendere in giro. Quelli che vengono contrabbandati come tagli alla politica sono in realtà tagli ai servizi degli enti locali, che si rivarranno sui cittadini, cioè di nuovo, sempre e soltanto su di noi.

Punto terzo.
Trovo giusto che, in tempi di crisi, chi guadagna meno di me non contribuisca allo sforzo (anche se poi lo fa, con i tagli alle tredicesime e alle pensioni). Mentre considero una vergogna che il collega che guadagna quanto me, ma ha cinque figli a carico, non abbia diritto a uno sconto. Il padre di una famiglia numerosa che incassa 90 mila euro lordi l'anno (circa 4000 netti al mese) non è un Super Ricco e nemmeno un Medio Alto. E' un Medio Impoverito che deve già versare più degli altri per i medicinali e le tasse scolastiche dei figli, e che da domani non avrà più neanche i mezzi per tentare di scuotere, con i suoi consumi, l'encefalogramma piatto dell'economia.
Mi sembra incredibile che la Chiesa, sempre così lesta a dire la sua su gay e moribondi, non abbia saputo imporre a un governo di sepolcri imbiancati la difesa reale della famiglia, accontentandosi di conservare intatti, anche in questa tormenta, i propri scandalosi privilegi fiscali.

Ultimo punto (ma è di gran lunga il primo).
Mi sta bene che i poveri non paghino. Ma perché non pagano neanche i ricchi veri? A Lugano le banche hanno dovuto mettere fuori i cartelli: cassette di sicurezza esaurite. Segno che nei giorni scorsi un esercito di compatrioti ha sfondato le frontiere per andare a nascondere del denaro. Sono i signori del secondo e del terzo Pil (il nero e il mafioso). Quelli con il Pil sullo stomaco. Gli Irrintracciabili. Scommettiamo che il più facoltoso di loro dichiarerà al fisco 89.999 euro? Li disprezzo. Persino più dei politicanti. Giuro che d'ora in avanti non avrò più pietà. Chiederò scontrini a tutti su tutto. E se mi diranno: «Ma così, dottore, non posso più farle lo sconto», li andrò a denunciare. Poiché sono l'unico che paga, in questo accidenti di Paese, voglio cominciare a togliermi
qualche sfizio anch'io.

Autori Vari, Sorci Verdi – Edizioni Alegre 2011

Autori Vari, Sorci Verdi – Edizioni Alegre 2011
sorci_verdi_01_12_bologna Purtroppo, questo Sorci Verdi mi sembra un po' un’occasione persa.
Dopo 22 anni di Lega e leghismo credo che l’aspetto più interessante sia capire quanto leghismo c’è, più o meno nascosto, dentro di noi, quali dinamiche fanno sì che frasi, comportamenti e ordinanze inaccettabili in un paese che si dica civile, vengano relegate nella categoria della “boutade”, siano tollerate, metabolizzate (magari con l’assuefazione) e tacitamente, istintivamente o inconsciamente, almeno un po’, condivise.
Per questo i racconti che usano il linguaggio della Lega, provando a far passare gli interpreti per stupidi, idioti, volgari, zotici, partendo da frasi e situazioni da cronaca, ma romanzandole, inventando storie probabilmente plausibili, ma non testimonianze, si limitano a raccontarci, appunto, una Lega fatta di stereotipi, non aggiungono nulla rispetto a quanto possiamo leggere sui quotidiani, senza approfondire il problema. Non muovono quasi nulla, forse solo un po’ di indignazione o di incredulità.
Per questo condivido la scelta degli autori che hanno scelto di affrontare il problema da un altro punto di vista, con strumenti un po’ più raffinati.

 
Angelo Ferracutiin Comizio si limita a montare una serie di dichiarazioni dei vari esponenti della Lega assemblandole senza mai cambiare il senso delle dichiarazioni, creando un comizio linguisticamente organico, anche se delirante. La semplicità delle parole, una dopo l’altra, l’assurdità dei contenuti, sono molto più efficaci di qualsiasi racconto caricaturale e grottesco.
 
Pietà l’è morta (Mississile Burnign) di Giuseppe Ciarallo è pieno di umanità. La voce narrante è la pietà stessa che ancora non è morta, ma che assiste, da‘ospite sgradita e sbeffeggiata all’orrore di certe dichiarazioni e di atti commessi da persone incapaci. Incapaci di costruire. Perché odiare è più facile che accettare, come demolire è più facile che realizzare, e ignorare è più facile e meno faticoso che conoscere. Accettare, costruire, conoscere sono sentimenti e azioni che implicano impegno, passione, altruismo…amore.
 
La primavera di Maryam di Stefania Nardini descrive la brutalità di chi non sa andare oltre il colore della pelle, il paese di provenienza o il credo dei genitori di una neonata morta a soli quattro giorni e di cui si chiede la riesumazione perché, come recitano i volantini, la sepoltura sepoltura della bambina è irrispettosa dei sentimenti più intimi della maggioranza della popolazione.
 
Infine Una cartolina razzista dalla spiaggia di Alberto Prunetti, quadretto familiare vacanziero e idilliaco, se non fosse per la squadra che ha iniziato già gli allenamenti, ma al giovane padre palestrato e tatuato tocca stare in una spiaggia in Toscana, luogo che andrebbe decomunistizzato per bene, perché la bambina (che non smette di piangere) deve respirare lo iodio.
Se ne vanno, lui, l’ombrellone, la bimba (che piange) i giochi, il cane. Perché quel posto è pieno di handicappati e negri… li portano qui a fare riabilitazione? Cazzo ne sai tu, stai zitta, dalla rupe li butterei, come facevano i romani, o gli egiziani, o chi cazzo erano…
Se ne vanno, ma lui, colto da un raptus, prende la bomboletta spray al peperoncino, torna in spiaggia e aggredisce quella megera cicciona in gonnellone rosa che gli ha svegliato la bambina e che magari gli ha anche tirato una maledizione. Nessuno sporge denuncia.
Non sarebbe difficile indagare. Ma fa caldo e poi la vittima non è italiana.
Questo racconto sarebbe stato una bella chiusura alla raccolta, perché battuta finale
racchiude tutta la nostra indifferenza.
“Che tempi.”
“sembravano proprio una famiglia per bene.”
“Ma non è vietato portare i cani in spiaggia?”

pensieri e posizioni

Mattina, bagno.

Lei si trucca davanti allo specchio.
Lui arriva per lavarsi i denti, lei si sposta per fargli posto, lui spegne la luce.
Lei: "Scusa, perché hai spento la luce?"
Lui: "Pensavo avessi finito"
Lei (col mascara su un occhio solo): "Tu PENSAVI? Sono stupita, mi risulta che gli uomini abbiano smesso di pensare quando sono scesi dagli alberi e sono passati alla posizione bipede".

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Fuggi fuggi

C'è in giro una voce che dice che il 24/11 splinder chiude.
Mi sono limitata a copiare il blog, per tenere i commenti vostri piuttosto che i pensieri miei: è la logica per cui i pensieri devono essere liberi di circolare, mentre i consigli vanno conservati e,magari, rinfrescati e condivisi.

Non so se splinder chiuderà, non so se, nel caso, mi trasferirò su un'altra piattaforma (oddio, ma come parlo?).

Però, mi piacerebbe che se voi ospiti di splinder cambiate casa, me lo faceste sapere (vabbè dai, con questa consecutio mi sono ripresa).

Mi piacerebbe
Mi piacerebbe essere fra quelli bravi, quelli capaci di analisi approfondite, quelli che ascolti formulare riflessioni intelligenti, non superficiali. Cose che vorrei saper dire io.
Invece mi ritrovo qui, a proporre una similitudine di tipo calcistico. Perché a questo siamo ridotti: un popolo di tifosi. Li avete visti i caroselli ieri sera davanti al Quirinale e a palazzo Grazioli, no? Roba da vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio.
 
Dopo le dimissioni di Berlusconi io mi sento inspiegabilmente felice/infelice. E mi sento un po’ in colpa, perché tutto intorno a me è un gran gioire.
Mi piacerebbe, oggi, provare la felicità del 22 maggio 2010, quella della notte di Madrid, che veniva dal faticosissimo secondo posto nel girone, ma che veniva anche dopo aver superato Chelsea, CSKA Mosca, Barcellona (Dio…il 3-1 a San Siro!) e, finalmente la doppietta di Milito al Bayern Monaco in finale.
Invece, oggi, mi sento come quando l’Inter strappa un pareggio e il Milan, o meglio, la Juve, perdono magari in modo fragoroso.
È una felicità che dura pochissimo, giusto il tempo di ricordarmi che loro stanno 11-12 punti sopra, che noi siamo quartultimi a 8 punti col Lecce (con rispetto parlando), che l’anno prossimo nell’Europa che conta non ci saremo (e forse nemmeno in quella che conta meno), e che, soprattutto, ultimamente da Juve e Milan abbiamo sempre preso ceffoni.
Hanno perso, ma i nostri problemi restano, non meno gravi di ieri.
 
p.s. so che questo atteggiamento verrà facilmente etichettato come “quelli che non sono mai contenti, comunque vadano le cose”, quindi mi piacerebbe leggere nei vostri commenti qualcosa di un po’ più originale (di ordinaria basto io).